PENSIERO DI CASTANEDA SULLE PIANTE PSICOTROPE

“L’assunto principale di entrambi i testi (Gli insegnamenti di don Juan e Una realtà separata) era la convinzione secondo la quale i momenti chiave per apprendere lo Sciamanesimo erano gli stati di realtà non ordinaria raggiunti grazie all’azione delle piante psicotrope.
Don Juan era esperto conoscitore di queste tre piante…..
La mia percezione del mondo attraverso gli effetti di quelle piante psicotrope si era rivelata così bizzarra e sconvolgente da concentrarmi a credere che tali stati fossero le uniche vie per comunicare e imparare ciò che don Juan tentava di insegnarmi.
Quella convinzione era sbagliata…..

…… don Juan riuscì a realizzare quello che aveva programmato, cioè insegnarmi a “fermare il mondo”. Quell’evento fondamentale della mia vita mi spinse a riesaminare nei particolari dieci anni di lavoro. Mi fu chiaro allora che la mia convinzione di fondo sul ruolo delle piante psicotrope era sbagliata. Esse non erano l’elemento essenziale della descrizione fatta da uno sciamano, ma erano solo un aiuto per consolidare, e perciò definire, le parti della descrizione che ero stato incapace di percepire in altro modo…..”

Da Viaggio a Ixtlan ( capitolo finale della trilogia dedicata agli insegnamenti di don Juan)

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Come diciamo sempre le piante psicotrope sono una porta per accedere alla realtà non ordinaria, ma non sono certamente l’unica. Esistono tante altre metodologie (porte) come ad esempio il digiuno, la capanna del sudore, la danza, o il suono dei tamburi e dei i sonagli che utilizziamo noi nelle nostre pratiche e nei nostri corsi.

Leggere Castaneda è molto interessante ma troppo spesso le persone si fermano a leggere “Gli insegnamenti di don Juan” o al massimo si spingono ad “Una realtà separata” avendo così una visione distorta e incompleta del pensiero di Castaneda (che dovrebbe essere letto in un certo ordine e non in modo casuale).